Tornare a viaggiare ai tempi del Covid: come mi sento nel ricominciare a muovermi fuori Europa.
Se ora mi chiedessi: “com’è ricominciare a viaggiare durante la pandemia?‘ mentirei se ti dicessi che tutto è come prima. Non lo è il modo di approcciarsi alle destinazioni, non lo è il mondo, non lo siamo noi anche se ci vorremmo tanto esserlo.
Che ci piaccia o no il Covid ha delimitato confini tra un prima e un dopo portando con sé cambiamenti. Purtroppo però, non si tratta del classico “migliore dei casi” in cui il cambiamento è positivo.
È un po’ come la mattina dopo una festa che è stata per tutti molto divertente. Quel momento in cui della serata rimane poco e niente. Bicchieri per terra, qualche cartaccia che svolazza in qua in là e la malinconia nel ricostruire una serata che rimarrà nella storia.
Ecco, questa è la metafora che nella mia testa disegna al meglio quel che sta succedendo in questo momento.
Turisti in giro ce ne sono, di meno rispetto al prima, Europei in piccola parte, canadesi, tanti americani.
Ci si incontra e ci si riconosce.
Come alla “Walking Dead” quando alla fine della battaglia si esce per strada e tra sopravvissuti ci si dà una pacca sulla spalla.
A parte gli scherzi, tornare a viaggiare dopo la pandemia è una vera ventata di libertà, anche se apparente. Cominciamo dalla lunga, ma fattibile burocrazia, dall’intricato labirinto di moduli da compilare e QR code da scaricare, fino ai pensieri su come sta chi è rimasto a casa.
È come se tutto si dovesse riscrivere, come se si dovesse ripartire dal famoso “via”.
In primis dalle guide che, alla luce dei fatti, risultano obsolete.
È inevitabile che le destinazioni dovranno essere raccontate nuovamente perché l’ovvio è successo. Locali chiusi, hotel che non sono riusciti a sbarcare il lunario, ma anche la nascita di strutture nuove che hanno colto l’opportunità per rivedere le loro proposte.
In un viaggio post pandemia, capita di trovarsi di fronte ad una strada, descritta come la via della movida, che è diventata il fantasma di sé stessa con scheletri di locali. Scriverlo fa paura. Sono cose da film americani, non da realtà.
Si definiscono più confini tra noi e gli altri e tra gli altri e noi. Si delineano nuovi modi di viaggiare e nuovi feticci a cominciare dalle boccette di Amuchina che spuntano dagli zaini e dalle mascherine che diventano il nuovo “must have”.
La vera resistenza dovrebbe essere smettere di avere paura affidandoci alla coscienza e al buon senso, le uniche vie che, spero ci salveranno.
Sto scrivendo questo articolo durante il mio viaggio tra Panama e Costa Rica paesi aperti al turismo per tutti, ma non per l’Italia, ancora confinati nella famigerata Lista E, cosa significa? Che in quanto cittadini italiani per lo Stato Italiano non sarebbe permesso viaggiare in questi paesi se non per lavoro. Utilizzo il condizionale perché nessuno mi ha chiesto il motivo del mio viaggio.
Sono partita e basta, questa è la realtà dei fatti.
Continuando a stare a casa non sarei sopravvissuta. Non tanto per il Covid, ma per la mancanza di ciò che amo più fare nella vita, ovvero viaggiare e nessuno dovrebbe privarci di ciò che ci dà un motivo per essere noi stessi.