L’abito fa il monaco eccome! “L’arte della moda”, la nuova mostra dei Musei San Domenico la dice lunga! Adatta anche a chi non è vintage addicted come me!
Vi dico solo che, se potessi intrufolarmi dentro questa mostra di notte, smontare uno ad uno tutti i manichini e provarmi quelle meravigliose opere d’arte lo farei di corsa!
Se siete appassionati di storia della moda o storia dell’arte questa mostra vi farà impazzire!
Pensate che uno dei miei sogni nel cassetto è quello di prendere una seconda laurea proprio in Storia della Moda, immaginate quanto mi sono brillati gli occhi nello scoprire i tesori presenti in questa mostra.
Sono 200 le opere d’arte esposte, 100 gli abiti che dialogano a braccetto con i quadri.
Un dialogo che, inizialmente racconta la moda e gli stili nella storia, fino a ribaltarne il punto di vista e analizzare come opere d’arte e correnti stilistiche abbiano influenzato gli stilisti creandone una trasposizione sul corpo fatta di stoffe, ricami e accessori.
A partire dalla fine del 1700 in tutto il percorso non si lascia mai andare il concetto di come l’abito sia qualcosa che modella, nasconde, dissimula o promette il corpo.
Viene sottolineato come l’abito sia un segno distintivo, un messaggio di ostentazione, di ricchezza, di riconoscimento sociale, ma anche spesso di protesta.
Gli abiti sono i simboli di una generazione.
Sono i simboli di cambiamenti epocali che riguardano non solo la storia, ma anche i consumi e la produzione della moda stessa.
Cosa troverai in questo blog post
L’arte della moda ai Musei San Domenico: il percorso
Dai ricchi “panier” e dalle marsine tipiche della Rivoluzione Francese. Da qui, parte tutto il percorso espositivo che segue la storia nello sviluppo e nel cambio di stile, forme, tessuti e colori.
Il punto di svolta avviene nel periodo del Direttorio durante il quale la libertà totale di vestire “secondo la volontà individuale” è uno dei canoni assoluti.
Mentre si diffondono i simboli nazionali (coccarde e tricolori), i nostalgici della monarchia (Les Incroyables e Les Mervellieuse) esprimono il proprio spirito di ribellione attraverso una moda eccentrica. Il famoso vitino da vespa si alza sotto al seno e le rigide figure vengono sostituite da linee fluide e morbide che ricordano la “nobile semplicità” della statuaria greca.
Saranno poi le classi dirigenti della Restaurazione che si conformeranno alle regole di bon ton e di eleganza aristocratica. Lo faranno con abiti dalle grandi scollature, le maniche ampie e rigonfie. Lo stretto corpetto tornerà tagliato in vita e le gonne sempre più allargate per suggerire una silhouette femminile di fragile delicatezza e di candido pudore.
Nel secondo piano dei Musei San Domenico nasce l’’haute couture” che mantiene ben saldo il suo ruolo presso le élite. Allo stesso tempo viene sottolineato come i nuovi Grandi magazzini si occupano di diffondere la moda parigina presso clientele di diversi livelli sociali.
Nella parte finale della mostra viene evidenziato come gli stilisti vanno ad attingere dall’arte e come correnti artistiche abbiano influenzato anche quelle delle passerelle.
Chanel, Schiapparelli, Gucci, Ken Scott, Armani e Valentino sono solo alcuni dei nomi che troverete nella parte dedicata alla contemporaneità, tra cui l’abito utilizzato da Lady Gaga in “the House of Gucci”.
L’arte della moda ai Musei San Domenico: informazioni
La mostra è aperta dal lunedì al venerdì dalle 9:30 alle 19:00. Sabato, domenica e giorni festivi fino alle 20.00 fino al 2 luglio.
Prenotate una visita guidata, sarà ancora di più un valore aggiunto.
Articolo scritto in collaborazione con Civita, musei San Domenico, Igers Rimini, Igers Forli-Cesena