Per la serie consigli di lettura a tema travel, vi segnalo “L’arte di perdere tempo” edito da Ediciclo Editore: una celebrazione della sosta e degli imprevisti. Un titolo fatto apposta per i tempi odierni.
In tema “travel book”, vi voglio parlare di un libro che appartiene ad una collana di pubblicazione tutta particolare, che ho scoperto per caso navigando on line.
“Piccola filosofia di viaggio” è una serie di piccoli e brevi pocket book editi dalla Ediciclo editore che focalizzano la loro attenzione sulla filosofia, sul significato del viaggio e sul suo valore intrinseco.
Ogni piccolo volumetto che appartiene a questa collezione, oltre a stare in un palmo di mano, crea un puzzle di intenti e di esperienze che portano ogni viaggiatore e non, ad una riflessione interiore.
“L’arte di perdere tempo: piccola celebrazione della sosta e degli imprevisti”, scritto da P. Manoukian, è uno dei volumi che ho deciso di acquistare durante questa quarantena forzata. Nessun titolo sarebbe stato più azzeccato di questo.
L’autore tratta due concetti fondamentali che fanno parte del viaggio in sé, ovvero la sosta e l’itinerario.
Durante la lettura, però, cerchiamo di fare un passaggio in più: possiamo traslare il significato e considerare l’itinerario la nostra vita e la sosta, ciò che sta succedendo a questo 2020.
Leggerlo con questo spostamento di intenti, mi ha fatto ragionare molto e mi ha permesso di prendere spunti interessanti da applicare sia al viaggio, ma anche per dare un senso a questo periodo di stop. D’ ora in poi, quindi, quando userò la parola viaggio e viaggiatore, la utilizzerò come metafora riferendomi anche alla nostra attualità.
Il libro racconta che un viaggio, va percepito, va compreso, va sentito e va vissuto.
Non posso non essere che d’accordo: il percorso, non è un mero “fare tacche” o “fare cose”. Non è solo una lista di posti da vedere, dettata dal fatto che più si fa meglio è. Il tempo non deve essere per forza riempito.
Occorre vivere l’essenza del momento e accettare di prendersi tempo, ma anche di perdere tempo.
Fermiamoci a capire le emozioni di ciò che stiamo vedendo e di ciò che stiamo sentendo, riflettiamo su dove siamo stati, su dove siamo e su dove andremo e come lo faremo.
“E’ la pausa che definisce l’avventura, non solo perché è un modo di riflettere sul percorso compiuto, ma soprattutto perché offre al viaggiatore prospettive diverse”
Utilizziamo questa pausa per riflettere sulle prospettive e, nel caso, modificarle se necessario. Ogni viaggiatore ha una sua storia e ogni viaggiatore si approccia al percorso in maniera differente. Spesso, la cosa più importante è arrivare a destinazione, quando invece dovremmo porre più attenzione a come ci si arriva al traguardo.
Abbiamo la tendenza a non goderci il percorso perché, se non andiamo di fretta, la società ci insegna che sicuramente perderemo qualcosa o che il nostro itinerario non venga rispettato alla lettera. Cerchiamo, invece, di attribuire al cammino il suo prezioso significato.
Iniziamo a guardare da un diverso punto di vista anche l’imprevisto. Accettiamolo, perché se è vero che questo ci fa perdere tempo, ci fa uscire dai nostri programmi e dalla nostra schedulazione compulsiva, allo stesso tempo rappresenta una preziosa occasione.
“La forza del viaggio sta in ciò che ci porta fuori rotta”
Un incontro, un momento, uno scambio o un errore. Il semplice sbagliare strada apre meraviglie inaspettate. L’imprevisto per quanto fastidioso sia, spesso nasconde incredibili opportunità.
Oggi, aprile 2020, stiamo vivendo un incredibile imprevisto che nessuno aveva previsto. Nessuno potrà risolverlo con una bacchetta magica, ma lo farà solo il tempo. Dunque, ci tocca attendere, dobbiamo prenderci il tempo che serve perché, non c’è più tempo per altro, se non per l’attesa.
Come se fosse una scena tratta dal teatro dell’assurdo, dobbiamo convivere con il fatto di dover star fermi, concetto a cui, nella maggior parte dei casi, non siamo abituati perché sottoposti ad una perenne corsa ad ostacoli.
Lettura piacevole e scorrevole che emoziona e che fa riflettere.
All’ interno di questa collana, potete trovare numerosi titoli molto interessanti. Vi consiglio di fare una ricerca anche su Amazon e scoprire quali sono quelli in cui vi rispecchiate di più.
Questa è la mia “wish list” personale:
- “La ballata del vento: piccolo, ma ostinato inseguimento” (M. Ferraguti)
- “L’inquietudine delle isole: piccole fughe tra atolli e arcipelaghi” (S. Ugolotti)
- “La gioia del vagare senza meta” (R. Carvelli)
- “La voce delle case abbandonate: piccolo alfabeto del silenzio” (M. Ferraguti)
- “Il mormorio del deserto: piccolo elogio al deserto e di coloro che lo vivono” (J.P. Valentin)
“E’ il tempo che dedichiamo alle cose a renderle belle”
lo diceva anche “Il piccolo Principe”.